7.2.17

Stramagenta

Articolo scritto lunedì sera ai 1822m di Sankt Moritz


Una delle gare più attese, iscrizione ancor prima della mezza di busto e primo e unico iscritto per almeno una settimana (mi avranno dato del pazzo).
Allora mi ero fissato in testa un obiettivo, obiettivo che è andato un po' a rotoli per vari problemini fisici; ora posso dire che è un buon punto di partenza.
La scelta su una dieci chilometri è facile da capirla: percorso piatto, zero sterrato (che per la mia caviglia è tanta roba); dieci chilometri pura e secca, dove non ci si può attaccare alla durezza del percorso od a altri fattori: si deve solo correrla a tutta.
Magenta poi mi stava qui per l'edizione dell'anno scorso: iscritto come non competitivo e in una giornata di pioggia come piace a me, avevo fatto registrare la peggior prestazione assoluta sulla distanza, di 48 e rotti, quindi gridavo vendetta.
La giornata parte carica: compagni di viaggio due fenomeni che neanche se camminano vanno sopra ai 4', qualche goccia di pioggia ed un freddo inusuale che sfiora gli zero gradi termici. Cambio e riscaldamento: sì, riesco a fare più di due chilometri di riscaldamento; ovviamente separati perché loro lo faranno a 4'15", tempo che io non riesco a farlo neanche in gara.

Zona di partenza alle 10 meno 10, quattro chiacchiere con l'Alessandro e poi il gonfiabile che si sgonfia e disegna sui runners la M di Magenta.
Sparo, cilecca, via, e lo sparo quando mi mancano ancora 10 secondi per tagliare la linea di partenza (avrò un tempo di 20 secondi superiore a quello reale): fortunatamente o saggiamente, parto a ritmo gara, sui 4'30", anzi, visto il cross di Arcisate (10k) fatto in 48'02" come unico allenamento di settimana mi riterrei soddisfatto di chiuderla sotto i 47'. Questa volta niente pretese di tempi migliori, vediamo un po' come va.
Riesco a raggiungere la Lara all'ingresso del parco, poi nel rettilineo successivo la Barbara. Sto andando bene e sto tenendo bene il passo anche se la fatica sembra aumentare e il fiato a diminuire. Prima del traguardo del primo giro, comincio ad accusare il colpo, al traguardo in 22 minuti e mezzo rallento come ad Arcisate e sono già lì a pensare al tempo finale ed a quale media tenere per non fare peggio dell'anno passato.
Poi però le cose cambiano, non so, vedo tutto in maniera diversa, mi guardo intorno e tutto il grigiore del paesaggio lascia il posto al colore ed al calore: quattro ragazzi al parco che fanno yoga, vicino al parcheggi dei bimbi, dei passanti che urlano ad una sciùra di non passare che stanno transitando i podisti, un'altra signora alla finestra che ci sta guardando giù con quell'aria di "cosa darei per essere li con loro".
I pensieri negativi lasciano spazio ad una nuova forza e alla convinzione che, al diavolo tutte le cose negative, ci si può provare; ed allora la media inizia a scendere, sempre di più, fino a quando decido pure di seguire lo Stefano e la Marta (che stavano andando a 4'15"). 



Poi però col cuore che mi sta uscendo dal petto, torno coi piedi per terra e decido di rallentare, ma solo di quel pochino per permettermi di arrivare al traguardo consapevole di aver dato tutto. Ultimi metri e cronometro che si ferma a 45'08. Un po' barcollante e in zona ristoro gorgonzola e bevanda, dove mi attendono infreddoliti i miei due compagni di viaggio: infreddoliti perché il Giò ha fatto il personale in 33'15 ed il Ferdi 35'13.



Molti amici runners hanno fatto il personale quest'oggi, molti l'hanno sfiorato, altri invece sono rimasti delusi dalla loro prova. Credo che ognuno deve essere sempre contento di aver dato tutto, in fondo non siamo professionisti e quello che facciamo a volte supera le nostre aspettative. Io sono contento di aver fatto 45 e rotti, di essere a 7 minuti dal mio personale, di aver corso in crescendo nel finale e di essermi divertito. Poi per i sogni c'è sempre tempo.



Nessun commento:

Posta un commento