9.4.23

Aprile dolce dormire

  Più che Aprile dolce dormire, mi sa tanto di "risveglio" o, a tema con la giornata di oggi "resurrezione".

Diciamo che come una tartaruga, nei mesi infernali mi piace poltrire, e quando perdi il ritmo delle corse, solo mettere fuori la testa dopo una giornata di lavoro e sentire il fresco, di fa fare un dietrofront per una mezz'ora di relax sul divano pre cena.

Però dai, Aprile, con il cambio dell'ora appena passato, è un po' il mese della svolta: caldo --> nuovi stimoli; e se ci metti le corse con gli amici, questo aiuta non poco.

Quindi partiamo da domenica scorsa, con l'Arsalonga: gara a cui ci tengo parecchio, anche per l'amicizia col gruppo della Podistica Arsaghese: mi presento in termica e canotta e pantaloncini corti. Anche se caldo non fa, però ormai è primavera ed io le cose pesanti le ho già archiviate tutte.

Foto di gruppo e poi si parte: parto relativamente piano, sopra i 5'15" al mille, ma quel piano è già troppo forte e dopo il secondo chilometro accuso il colpo. Da li è un lento declino, col solito pizzico al ginocchio sinistro che si ripresenta all'ottavo km quando resto fermo un mese, qualche chiacchiera con gli amici che poi se ne vanno, e l'arrivo col Zanna, mano nella mano.


Il tempo è un po' un disastro, 6'15" di media, ma nonostante tutto, è il primo allenamento dal 12 febbraio, data dell'ultimo articolo su questo blog, e non mi posso lamentare.


Quindi, avendo rotto il ghiaccio, questa mattina ho bissato con gli amici dell'atletica Gavirate, spinto da un messaggio sulla loro chat che recitava "corsa blanda".
Ecco, corsa blanda non troppo, anche perchè alla fine i chilometri sono stati 14,6. La media è di quelle da passeggiata, ma con tratti anche vicini alla media del cinque, quando al noto partiva la scimmia.


La cosa positiva è il mio ritorno alle cadute, tra l'altro mentre stavamo parlando di cadute; dopo due volte che trascinando i piedi, alla terza sono volato giù come un salame, strisciando con la mano sull'asfalto. Dopo essermi lavato al cimitero, cinquecento metri ed altra caduta, sempre con la stessa mano, questa colta sullo sterrato.
Dopo di che, forse sentendo l'odore del sangue, ho dato il meglio di me facendo qualche chilometro sotto i 5'20", per poi rallentare anche perché la testa c'è sempre, ma la resistenza anche no.


Però sono riuscito ad abbassare la media: prossimo step sotto i 6' e l'obbiettivo per quest'estate è assestarmi sui 4'30".
Dopo una doccia, sono come nuovo, il problema sarà svegliarmi domani tra duemila dolori.


P.S.:Ironia della sorte: facebook mi ricorda che nel 2012, facendo una discesa della Martica, nel tentativo di stare dietro al Vanini, decisi di testare se il mio ginocchio era più duro dei sassi.